domenica 7 settembre 2008

alcune riflessioni del poeta daniele de angelis

cara katia, ho dato un'occhiata al tuo blog e al progetto che hai in mente di realizzare. il procedimento generale sembra interessante, e soprattutto la sua messa in pratica, i calchi, le anfore antropomorfe, l'aspetto ironico del reperto archeologico creato "a tavolino", quindi non interno al tempo ma immesso volontariamente in esso. detto questo volevo, comunque, suggerire alcuni spunti di riflessione. il primo riguarda proprio il concetto di doc. ho pensato a tutte le varie diatribe regionali, ma anche mondiali, riguardanti i parametri di valutazione affinché un prodotto possa essere considerato doc, alla loro labilità e spesso inconsistenza, perché basati su fattori che non si ripresentano sempre uguali nel tempo (basta pensare alle annate dei vini, o ai pascoli inquinati). in più, proprio per il fatto di inserire i calchi di queste persone-campione all'interno di anfore, quindi merce preziosa ma pur sempre merce, il concetto di doc, o meglio la sua precarietà, si allarga a quello della contraffazione, ai prodotti importati che imitano il doc italiano. il secondo si ricollega al fatto che un "esemplare" tipico di ogni regione italiana, dal mio punto di vista, oggi è difficile trovarlo (se mai è esistito). questo rapporto con l'appartenenza forse mi viene dalla mia regione, le marche, terra di confine tra nord e sud, inesistente proprio perché "marca", semplice confine. un insieme plurimo emiliano al nord, umbro-laziale al centro e abruzzese al sud (dalle mie parti). ma un esempio del genere si può fare, credo, per quasi tutte le regioni italiane (quelle del nord che confinano con francia, austria, svizzera; o quelle del nord-est che confinano con la croazia e la slovenia, e via dicendo). si potrebbe quindi riflettere proprio sull'impossibilità di trasmettere al futuro un carattere specifico ed unico, un doc per ogni regione, e giocare sulla commistione tra italiani e stranieri, quindi un marchigiano-albanese, un umbro-tunisino... inserire, insomma, dei particolari che mettano in crisi il concetto stesso di trasmissione e di salvaguardia.per spiegarmi meglio ti invio anche un mio testo inedito che prende in considerazione la "menzogna", o meglio l'impossibilità di ricostruire un discorso.spero di non essere stato troppo presuntuoso nel suggerirti queste mie idee.
un caro saluto
daniele

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